Renato Barilli (1935) in una carriera lunga ormai più di mezzo secolo ha partecipato ai maggiori eventi della vita culturale italiana, nei due versanti da lui coltivati dell’arte e della letteratura, con l’estetica a fare da trait-d’union. A questa gremita trama di fatti ha contribuito con tanta carta stampata, di saggi, articoli di quotidiani, settimanali, mensili, e dunque, prossimo al pensionamento, ha ritenuto suo diritto-dovere stendere una propria bibliografia completa. Ne viene un percorso che attraversa tutti i capisaldi della nostra storia recente, la partecipazione all’Informale, l’incontro con Luciano Anceschi di cui è stato stretto fiancheggiatore dalle colonne del “Verri”. E poi, in arte, le puntate alle Biennali di Venezia, la rilettura di De Chirico in chiave citazionista, l’appoggio dato a Nuovi-nuovi, Nuovi Futuristi e oltre. Saggi consistenti sono stati da lui dedicati a Pascoli, D’Annunzio, Pirandello, Kafka, assieme a una rilettura totale dei classici della narrativa, dal Boccaccio a Tolstoj. Il tutto appoggiato ad articoli apparsi volta a volta sul Corriere della sera, Il Resto del Carlino, La Stampa, il Giorno, L’Avanti!, L’Unità, cui si deve aggiungere un quarto di secolo di rubrichista per l’arte sull'”Espresso”. Siamo insomma in presenza di un enorme e capillare “diario in pubblico” per rubare la felice formula di Vittorini, o a un’affascinante pratica del “visti da vicino”.