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Comunicare la complessità. Il progetto FQTS dall’identità visiva al brand
La pubblicazione, oltre a comunicare l’importanza strategica dell’identità visiva per gli enti non profit in generale, illustra l’evoluzione di FQTS, progetto di formazione per i quadri del Terzo Settore approdato ad un’identità visiva dai tratti quasi “sperimentali”. Al centro non c’è, infatti, un marchio immutabile, chiuso in una composizione rigorosa e in una forma unica, ma invece un segno aperto e dinamico, che vive ed “esce” dal progetto di identità visiva (pur sempre attraverso forme e colori codificati) per muoversi verso i suoi interlocutori e rappresentare nella maniera più efficace la ricchezza del percorso di FQTS e la pluralità dei suoi attori.
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Confessioni di un pubblicitario
Il teorico dell’advertising. Questo libro spiega con argomenti solidi e tuttora attuali perché David Ogilvy ha dato un contributo decisivo alla costruzione della moderna teoria della pubblicità: non è certo un caso che, dalla sua prima uscita nel 1963, sia stato tradotto in quattordici lingue e che abbia venduto oltre un milione di copie. Uno dei segreti di questa longevità è senza dubbio il fatto che Ogilvy ha sempre anteposto i contenuti e la teoria della comunicazione al business fine a se stesso. “Confessioni di un pubblicitario è un testo”, come tutti i “classici”, di grande attualità. Gli stessi problemi della comunicazione cui Ogilvy ha dato risposta si ripropongono oggi a un livello più alto. Oggi il compito della pubblicità è più serio e impegnativo di quanto non lo sia mai stato. Viviamo nell’era della proliferazione dei media e più che mai l’insegnamento di Ogilvy rimane valido: si tratta ancora di dare a ogni messaggio un autentico valore, di costruire una personalità di marca con un’identità precisa, mantenendola nel tempo e comunicando in modo davvero interessante la promessa vera di un prodotto o di un servizio. Per dirla con le parole di Ogilvy: “Unless your advertising contains a big idea, it will pass like a ship in thè night”. Prefazioni di Giuseppe Mastromatteo e Roberta La Selva.
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La seconda legge dei pop brand. L’unica storia che conta è quella che la gente racconta
Benvenuti nell’era del POP Brand, dove l’unica storia che conta davvero per una marca è quella che le persone raccontano. Ma che cos’è un POP Brand? E in che cosa reinventa le regole della comunicazione? Come cambia la relazione tra la marca e la sua audience in un mondo dove il contributo del pubblico esterno è il vero motore del successo e della popolarità di un brand? Chi sono i tanto citati influencer e come possono contribuire realmente alla costruzione del nostro business? La visione strategica degli autori sul futuro delle marche, si incarna in una nuova metodologia capace di guidare i brand nella costruzione del proprio valore nel qui e ora cosi come nel lungo periodo.
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Estinti saluti. Come nascevano le campagne pubblicitarie
Questo libro, senza addentrarsi in strategie di marketing o nelle case-histories di campagne di successo, racconta in presa diretta, spesso con lo stile delle short-stories, episodi divertenti, appassionati, a volte amari, sempre realistici, di quella lunga stagione della creatività italiana, – l’epopea dell’advertising made in Italy -, vista con gli occhi, la mente, la penna, i pennarelli, le idee, le parole di chi la pubblicità italiana l’ha creata, tanto da venire definiti “i creativi”. Nei primi anni Ottanta del ‘900, la comunicazione pubblicitaria in Italia è stata quotata 2mila miliardi di PIL in lire; alla fine del decennio avrebbe superato i 10mila miliardi, per crescere esponenzialmente con l’avvento della tv commerciale. Migliaia di giovani creativi furono attratti dalla pubblicità, diventarono copywriter e art director formandosi nelle agenzie di pubblicità, grazie alle generazione professionale precedente. La crisi economica globale del 2004 fece perdere valore di mercato alla pubblicità del 30 percento, perdita che via via negli anni si è allargata a macchia d’olio su tutti i settori merceologici: quella generazione fu quindi messa ai margini dalla velocità centrifuga con la quale si è poi affermato il digitale, interrompendo la dialettica professionale intergenerazionale. Il digitale ha ridefinito la spesa pubblicitaria, i ruoli professionali, l’antropologia del creativo e in sostanza ha cambiato la percezione della pubblicità presso i consumatori. L’idea è che “Estinti saluti” possa essere un buon viatico alla conoscenza storica di quel mondo, attraverso uno strumento agile per riallacciare le nuove generazioni alle storie collettive e individuali in cui si sono formate le esperienze personali, ha preso vita il clima professionale, la mentalità, il modus operandi, le manie e i tic di quello che un giorno Emanuele Pirella definì “il popolo dei creativi”. L’autore: Publio Advertito Crea è considerato uno dei più attenti studiosi della pubblicità italiana dello scorso secolo.
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Mito e brand. Tra Est e Ovest
“La forza del mito consiste nel fatto che si trova in ogni parte del mondo, che si afferma a prescindere dal contesto e soprattutto deriva da un racconto spesso anonimo che viene recepito dalla collettività.” In origine il brand serviva a identificare o per differenziare, oggi assume la forma di una macchina narrativa per costruire e diffondere significati. In questa logica il mito appare come uno strumento prezioso, un sistema dinamico di simboli, archetipi e schemi che tende a comporsi in una narrazione. Il racconto mitico è un’entità flessibile in quanto scomponibile: ha personaggi, ambientazioni, oggetti simbolici, è composto da differenti unità semantiche. Il mito consente al brand di sviluppare un linguaggio basato sull’immaginario per costruire un universo che produca al suo interno la propria verità. Insomma sembra che miti e brand tendano a convergere almeno sotto il profilo della comunicazione: entrambi propongono storie che diventano fattori di identità per i consumatori. I concetti “verità” e “mito”, normalmente considerati come antitetici e inconciliabili, costituiscono un binomio affermato nella comunicazione. II rapporto mito/brand si fonda sul patrimonio di colori, immagini, forme, numeri e parole presenti nell’inconscio dei consumatori. Quando si sviluppa un brand occorre tener presenti simboli e archetipi che hanno attraversato in modo subliminale le generazioni. Il mito è importante per il brand perché propone un codice di riconoscimento che consente al consumatore di comprendere l’essenza del marchio. Le storie che il libro racconta mettono in luce un tratto comune: la sinergia brand/mito può determinare rilevanti e duraturi successi nei mercati. Non solo: può funzionare come fattore dinamico permettendo a piccole aziende di entrare in mercati di massa dominate da grandi player.
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La riga sulla emme
Il caso, le coincidenze, oggetti che riappaiono all’improvviso, sino a che il messaggio diventa chiaro: è venuto il momento di raccontare. Raccontare quello che Leone, poche ore prima della morte in una Rsa, svela all’amico convocato per raccogliere le sue ultime volontà. Il legame con il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nato durante la resistenza partigiana e proseguito negli anni, tra incontri furtivi e missioni segrete. La scoperta che il coinquilino di una casa in affitto è il capo brigatista Mario Moretti. Episodi di una vita rocambolesca e sorprendente. Anche le sue richieste finali sono inusuali: la dispersione delle ceneri in un luogo ben preciso e la distruzione di una scatola sigillata contenente segreti da non violare. Il fuoco aveva arso il corpo e il contenitore misterioso, ma non i ricordi che, a distanza di tempo, tornano prepotenti e si trasformano finalmente in parole.
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Insight. La cultura dell’altro (Vol. 9)
L’esperienza condivisa è sempre qualcosa di avvincente. In un’immaginaria tavola rotonda interlocutori di estrazione diversa, riflettono, esplorano, approfondiscono, presentandoci osservazioni, visioni, concetti, saperi, riflessioni, che si avvicendano, interpolando e delineando metaforicamente la nostra esperienza individuale e collettiva all’interno di un contesto fisico concreto, il nostro magazine Insight “La cultura dell’altro”. In questa nuova uscita, l’obiettivo che ci si è preposto è di indagare su una relazione, sempre più attuale e in molte situazioni contraddittoria, “mondo reale e mondo virtuale”, riflettendo e condividendone punti di vista interdipendenti. Mondo reale e mondo virtuale, due orientamenti contrastanti, in alcuni frangenti paralleli, in altri, opposti in un vorticoso ritmo frenetico che in molte situazioni annulla la nostra percezione spazio-temporale del qui e ora. Da qui il rischio. La realtà oggettiva, obiettivamente, in questo preciso momento storico è alquanto complessa e ingarbugliata. Nel nostro fluire il tempo quotidiano, c’è qualcosa di veramente incompatibile con la superficialità e in molti casi l’insensatezza, nell’affrontare gli eventi che si susseguono incessantemente in un tempo ricco di mutamenti e trasformazioni. Il vivere consciamente la realtà è una cosa seria e difficile, ci sono opposizioni e difficoltà che vanno affrontate con una sapiente e congrua gestione, a vari livelli, degli espedienti e degli strumenti a supporto, tra cui la tecnologia e la rete. Se rimaniamo solo persone attaccate a dispositivi elettronici e ad altri amnicoli di qualunque genere che ovviano e si sostituiscano ai nostri concreti atti oggettivi, sensoriali e sentimentali, ci renderemo sempre più dipendenti da protesi tecnologiche, correndo il concreto rischio di divenire ciechi e sordi irrimediabilmente. Il progresso tecnologico è importante e valido, se sapientemente indirizzato e attuato. Il suo contributo va gestito in maniera appropriata e ben organizzata. Nel duplice apporto, reale e virtuale, non si può prescindere dalla concretezza dell’essere. Trovo che sia importante uscire fuori da schemi e abitudini che ci condizionano anche nei confronti di molte esperienze di relazione e condivisione. Arriva sempre un momento nel quale è necessario fermarsi per riflettere e interrogarsi sul dove stiamo andando? Dove ci porta esteriormente e interiormente la condotta del nostro operare?
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Comunicazionepuntodoc. Lower the top. La sfida delle piattaforme digitali, tra sovranità statuale e saperi sociali (2022) (Vol. 25)
La special issue intende avviare un dialogo tra differenti discipline, nel tentativo di produrre nuove coordinate di senso e nuovi strumenti concettuali per meglio comprendere le dinamiche trasformative del potere contemporaneo che si producono all’incrocio tra piattaforme digitali, sovranità statuali e saperi sociali. Il numero comprende contributi sia di carattere teorico che empirico (studi comparativi e case studies) che affrontino il rapporto tra OTT, autorità pubbliche, e processi culturali di produzione della conoscenza.
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Grandangolo temporale. Il metodo
Tra l’immanente e il trascendente esiste una comunicazione in attesa di essere penetrata con i giusti strumenti. “Ti sono grata Agnese per aver potuto leggere il tuo libro, grata di poter scrivere e condividere una prospettiva che mi appartiene. Ma soprattutto sono grata di potermi specchiare nel benessere di una volontà che spiega molto bene l’allenamento per espandere la nostra mente. Vi è stato un attimo in cui un’intuizione ha invaso il mio modo di osservare la realtà, da quel momento ogni mia valutazione sulla realtà è diventata nuova, la realtà stessa si è trasformata e nulla è più stato come prima; un’intuizione che è emersa mentre dipingevo una tela già pregna di colore, come piace a me. In questa tela mi accorsi di aver terminato il nero, e mi accorsi che effettivamente erano i colori scuri quelli che utilizzavo principalmente e osservai che in effetti per far emergere la luce nel mio quadro dovevo rendere molto molto profonde le ombre: capii insomma che la luce emerge solo dalle ombre più scure”. Ora possiamo finalmente dire cos’è: il Grandangolo è uno specifico obiettivo fotografico, utilizzato da professionisti, per una caratteristica importante che possiede: è infatti in grado di avvicinare il soggetto dell’immagine (grazie ad una distanza focale minore) e nel medesimo istante di ampliare il campo della visuale (maggiore campo), cioè comprendere maggiore visuale nell’immagine fotografata. La definizione grandangolo temporale fa allora intendere da sé quale azione presuppone: quella di osservare/osservarci più attentamente e più da vicino, ma con uno spazio temporale maggiore, un maggiore cioè campo di osservazione temporale non solo spaziale. È una strategia cognitiva/intuitiva che ho iniziato ad utilizzare a studio, nello specifico parlando con donne/madri nel pieno dell’esperienza del conflitto parentale. Prefazione Elena Tempestini. Introduzione Rachel Walle. Postfazione Vincenzo Manfredi.
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Best wine stars 2022. Ediz. italiana e inglese
Da Nord a Sud, dall’Italia all’Europa, dai piccoli poderi alle aziende più strutturate: Best Wine Stars mette in risalto le stelle del vino, esaltandone la passione e l’unicità che traspare dalle storie aziendali, fino a descrivere i profumi e i sapori di ogni prodotto.
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Per il pane del Reich
Sotto i cieli di guerra la Germania è stremata dalla fame. I campi, privati dell’ombra di una spiga di grano, vivono una notte nera. Nel 1941, il Terzo Reich attacca la Russia e la speciale Unità botanica SS, al comando del tenente Heinz Raucher, segue le truppe d’invasione per fare incetta di un’enorme quantità di semi commestibili. La più organizzata pirateria botanica del secolo deve gettare letteralmente il seme di una nuova espansione imperialistica ad est degli Urali e garantire alla popolazione tedesca il pane. Raucher, giovane genetista formatosi nell’università di Yena (fulcro dell’ideologia della razza superiore), nutre un progetto grandioso: dare vita in laboratorio al seme perfetto, gloria della botanica ariana. Un seme tale da consentire alla Germania nazista il dominio botanico del pianeta. Dopo la sconfitta del nazionalsocialismo e il crollo del progetto, l’ex tenente nazista fugge con una cospicua parte del bottino. La narrazione segue il percorso dei campioni dei sette cereali fratelli, i più resistenti ed antichi della terra, che conduce dalla Russia alla Germania e, attraverso la Spagna e la Svezia, sino al Sudamerica. Scenario mondiale in quanto di un oscuro capitolo di sangue del secondo conflitto mondiale questo romanzo tratta. In Argentina Heinz Raucher, alias don Enrique Mequinez, diventa socio del ricchissimo proprietario di una sconfinata tenuta vinicola ai piedi delle Ande. Il suo sogno, però, è quello di creare nella pampa la prima banca della Scienza del grano a tutela del corredo genetico delle Graminacee. Passano i decenni e, a settantacinque anni, il destino presenta il conto al vecchio pirata di Hitler che, nel corso della sua vita, si è fatto molti nemici. I narcotrafficanti lo vogliono morto per fermare le ricerche dello scienziato sul virus che secca la pianta di coca. Gli agenti dei servizi segreti russi, le intraprendenti spie del Mossad, le Agenzie umanitarie e l’agguerrito covo dell’estrema destra tedesca riescono a fiaccare la resistenza con cui Raucher difende il suo tesoro. E la sua ultima fuga si chiude in Patagonia nel turbinoso viaggio dentro le memorie del proprio passato, nel delirante incontro con e ombre di chi più l’ha amato e più l’ha odiato.